Il coraggio della conoscenza

Non è facile fare un passo nel vuoto. Non è facile spingersi a fare qualcosa di diverso, di nuovo, abbandonare il comfort di ciò che conosciamo per addentrarsi nell'ignoto e rischiare un buco nell’acqua. Ce lo ha confermato anche la farmacologa, biologa, accademica e senatrice a vita Elena Cattaneo, durante l’incontro conclusivo del Festival della scienza, la sera del 26 aprile. Rimandano proprio a questo le domande postele da Claudio Casali, ex docente del nostro liceo:


Come può la scuola aiutare a vincere l’ancestrale pericolo evolutivo di cui parla nel suo libro? Come può aiutare a percepire correttamente l'operato della scienza?


Per spiegare a che tipo di pericolo evolutivo ci si riferisce, non penso ci siano parole migliori se non quelle utilizzate dalla senatrice stessa nel suo libro “Armati di scienza”: “la storia insegna che, quando la scienza costringe a confrontarsi con alcune convinzioni o alcuni tabù senza adeguati strumenti di comprensione, la paura e quindi il rifiuto diventano la prima difesa. Scatta un riflesso istintivo di tipo evolutivo che interpreta ogni novità come potenziale pericolo”1.


Dunque la risposta della senatrice si basa su tre elementi chiave che, a suo parere, la scuola dovrebbe fornire. Innanzitutto la scuola è socialità, deve essere in grado di darci gli strumenti, uguali per tutti, per comprendere il significato della dignità, il fatto di essere persone appartenenti ad una società, perché sia chiaro che accanto abbiamo un’altra persona identica a noi, così da prenderci cura l’uno dell’altro. In secondo luogo, deve abituarci ad assecondare le nostre passioni. Sollecitati dalle capacità cognitive, attraverso la curiosità, cuore pulsante non solo della ricerca ma della vita, siamo spronati a crescere e ad allontanarci dalle paure. Il terzo elemento è quello della conoscenza, che, a differenza di come spesso si crede, non indica  solamente la consapevolezza di fatti o di un insieme di risultati, ma della storia delle persone che hanno sfidato l'ignoto. 

La scuola sarebbe più incisiva se invece di spiegare solamente il significato di ciò che propone, raccontasse anche come si è arrivati a questo, - per usare le parole della Cattaneo ”le pagine prima della storia” - di quelle persone che si sono avventurate nell’oscurità e di come, anche attraverso errori, sono riuscite ad illuminarla. La scuola potrebbe insegnare il coraggio della conoscenza, a fare quel passo nel vuoto alla ricerca disperata di una terra su cui poggiare i piedi: allora sì che insegnerebbe il coraggio. 


Non posso dire con certezza che effetto abbia sortito sugli altri spettatori il discorso della senatrice e di certo non posso riassumere in poche righe quella che è stata una conferenza lunga più di due ore. Ma per quanto mi riguarda lo spirito di ricerca, la vitalità e la sensibilità che ho percepito da quella che mi è sembrata a tutti gli effetti una dichiarazione d’amore per la conoscenza in tutte le sue sfaccettature, mi ha fatto comprendere veramente il significato delle parole impegno e dedizione. Ho compreso che il fallimento non è l’errore, ma il mancato tentativo, che è più interessante lo sforzo conoscitivo, la consapevolezza di quello di cui siamo capaci piuttosto che il risultato. Perciò tanto vale farlo quel passo, anche se implicherà fatica, fallimento o disperazione. Basta ricordarsi che non siamo soli e che qualcuno ci sarà accanto per aiutarci a rialzarci. 


  1. Armati di scienza, di E. Cattaneo, Ed. Raffaello Cortina 2021, cap.1, pag. 16-17. 


Maria Sofia D'Acapito

Post più popolari