"Dress code" o libertà di espressione?

Si sente spesso parlare di norme sull’abbigliamento a scuola e di quanto queste siano restrittive per gli studenti che rivendicano il loro diritto alla libertà di espressione. 

Nelle scuole italiane generalmente non sono accettati pantaloni strappati, gonne che terminano sopra le ginocchia, magliette che lasciano le spalle scoperte o troppo scollate. 


In verità qui al liceo non c’è alcuna regola scritta che impone ai ragazzi particolari restrizioni. Gli studenti mantengono la loro libertà individuale, anche dal momento che non c’è un’uniforme d’istituto, pur rispettando le norme non scritte di educazione. La scuola infatti si affida al buon senso degli alunni stessi per non trovarsi in situazioni non adeguate al contesto educativo.

Tuttavia ogni anno noi studenti scegliamo di acquistare e indossare le felpe che i rappresentanti d’istituto propongono durante la campagna elettorale. Questo denota la voglia di ognuno di noi di appartenere a qualcosa di più ampio e che occupa una porzione enorme della nostra vita, pur sempre mantenendo un nostro stile ed identità.


Ci sono anche rare occasioni in cui gli studenti si auto-impongono un “dress code”, per esempio nel caso dei maturandi che ogni anno, alla fine del loro percorso liceale , decidono di vestirsi secondo i criteri più disparati: tutti di uno stesso colore o seguendo un tema comune. Questo rientra nella tradizione del liceo, così come le coreografie proposte dai ragazzi di quinta l’ultimo giorno di scuola, in cui possono vestirsi come preferiscono ai fini dello spettacolo.


L’abbigliamento può però anche essere uno strumento per manifestare il proprio pensiero su tematiche sociali di rilievo, infatti lo scorso novembre in un liceo di Monza molti studenti, maschi compresi, si sono presentati a scuola indossando delle gonne, per supportare la parità di genere ed opporsi alla misoginia sottile e diffusa nella società di oggi. 

Più in piccolo, nella nostra scuola gli studenti si truccano, si tingono i capelli, indossano vestiti stravaganti o colorati per rivendicare la dignità delle loro differenze e allo stesso tempo trovare qualcuno di simile a loro. 


Matilde Camprini, Sara Farneti, Greta Fussi, Sofia Magnani.

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