LA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID

È da Marzo 2020 che la sigla “dad”, che sta per “didattica a distanza”, è entrata a far parte della vita di studenti e professori. Da quando, a causa della pandemia globale, il mondo lo scorso marzo si è dovuto fermare, i contatti umani sono stati limitati, negozi e attività sono stati chiusi, così come le scuole. Ora a distanza di un anno noi studenti, nonostante brevi periodi di ripresa dell’attività scolastica in presenza, ci troviamo ancora a sostenere la scuola in didattica a distanza.

Ma come stiamo vivendo noi alunni la dad?

Sicuramente non si può non evidenziare la comodità dello svegliarsi poco prima dell’inizio delle lezioni, il non dover uscire di casa e fare le corse per prendere gli autobus affollati. Basta accendere il proprio computer, cliccare sul link di accesso alla lezione e il gioco è fatto. Inoltre grazie a questa situazione le medie scolastiche di numerosi ragazzi si sono alzate, forse avendo più tempo libero si è riusciti a dedicarsi maggiormente allo studio, forse per una minor pressione. Diversi ragazzi infatti, non trovandosi di persona davanti ai professori, hanno percepito una minore tensione, riuscendo ad avere migliori prestazioni in verifiche e interrogazioni.


Ma nonostante questi possano essere gli aspetti positivi della dad, vanno considerati anche quelli negativi. Spesso accade infatti che si verifichino problemi di connessione, momenti in cui noi alunni perdiamo contatto con il professore e viceversa, creando dei vuoti di spiegazione e disagio da parte dei docenti che devono riprendere il loro discorso, perdendo minuti di lezione. Da parte degli insegnanti vi è anche la difficoltà di capire se abbiamo appreso un concetto, non avendoci davanti a loro e non vedendo le nostre espressioni, mentre da parte nostra gli interventi sono minori. Se in presenza bastava alzare la mano per dire la propria opinione e gli interventi erano numerosi, a distanza c’è meno dialogo con i docenti. 

Un’altra grande difficoltà di noi studenti durante la dad è quella di mantenere la concentrazione, restare sul pezzo senza farci distrarre, anche semplicemente da ciò che è nella stanza. Oltretutto chi non è a casa da solo, ma condivide gli spazi con fratelli o sorelle, oppure genitori in smart working, che lavorano quindi nelle nostre stesse modalità, può lamentare una connessione più lenta, confusione e problemi nella disponibilità dei mezzi.

Un’altra ombra della dad è che trascorrere così tante ore davanti al computer, sia durante la mattina per le lezioni, sia al pomeriggio per svolgere e inviare i compiti ai docenti, non fa bene alla nostra salute. I mal di testa, ad esempio, sono diventati sempre più frequenti, ci stanchiamo più facilmente e gli occhi ora dopo ora iniziano a bruciare.

Seguire le lezioni poi si rivela più faticoso: se prima ad esempio bastava voltarsi e chiedere al proprio vicino di banco anche solo una parola, o un passaggio di spiegazione, a distanza risulta tutto più complesso. 


Ma quello che manca di più è il contatto umano, il concetto di classe, il calore che non può essere trasmesso dallo schermo di un computer. I momenti di leggerezza tra un’ora e l’altra mentre si aspetta l’arrivo del professore, in cui ridi e scherzi con tuoi compagni, la fila al bar o alle macchinette durante l’intervallo, o ancora il giro in pista. Sono queste piccole cose che fanno la differenza.

Se lo scorso marzo non davamo troppo peso a questi piccoli momenti, proprio perchè ci eravamo abituati ed eravamo convinti che la situazione sarebbe migliorata e che in poco tempo saremmo tornati alla normalità, adesso la situazione è cambiata. Siamo stanchi ed esausti di trascorrere le nostre giornate davanti allo schermo di un computer. Stanchi che ogni giorno sia uguale all’altro, che le giornate passino senza che noi le viviamo davvero. Ora però non dobbiamo fare altro che resistere, stare in casa per prevenire i contagi e pensare come prima cosa alla salute, nostra e di chi ci sta accanto.

Purtroppo sembra ancora lontano il momento in cui potremo tornare tutti in presenza e riprendere le nostre vite di un tempo, ci auguriamo però che questo brutto periodo giunga al termine e di riavere la normalità il prima possibile.


Maria Vittoria Matteucci



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